Cristina Veronese ci fa sognare, raccontando di un film che sicuramente è da non perdere!
La capacità di meravigliarsi, la passione per la natura, la volontà di lasciare un mondo migliore ai propri figli. Questo è il fil rouge che si srotola scena, dopo scena nel film Donne moi des Ailes, Dammi delle ali. Ultima pellicola dell’avventuriero e regista Nicolas Vanier uscita in Francia il 9 ottobre e proiettata al Cinéma des Beaux-Arts. Il film è stato presentato dalla Fondazione Principe AlbertoII (FPA2) che ha contributo al finanziamento della realizzazione dello stesso, in presenza di S.A.S. il Principe Albert II di Monaco, del vice-presidente della FPA2, di S.E. Bernard Fautrier, Consigliere del Principe per le questioni ambientali e del regista francese Nicolas Vanier, che ha ricordato alla sala completa, che più di 420 milioni di uccelli sono scomparsi dal cielo europeo in meno di trenta anni.
Il film è ispirato ad una storia vera risalente alla fine degli anni ’90, quella di Christian Moullec, interpretato da un azzeccatissimo Jean Paul-Rouve, uno scienziato visionario che studia le oche selvatiche nane ed alla formulazione di una tesi alquanto stramba da mettere in atto per salvare questa specie in via di sparizione. Basandosi sulla teoria dell’imprinting, termine che mi ha immediatamente ricordato le lezioni di scienze alle medie e l’ochetta Martina di Konrad Lorenz.
Secondo Lorenz esiste infatti “un preciso modello comportamentale” seguito dagli animali. Nel caso specifico le oche identificano come propria “madre” il primo essere che vedono in movimento appena nascono. Dunque Christian, ed il figlio quattordicenne che abbandonerà videogiochi ed internet per questo folle esperimento in Camargue, si fingono genitori di una nidiata di oche nane e compiranno un viaggio incredibile per insegnare ai volatili una rotta sicura per la migrazione annuale che permetta loro di non incorrere nei pericoli causa della loro diminuzione.
Tra ironia ed apprensione riusciranno a riprogrammare il GPS interno delle oche e i mass-media ne decreteranno il successo. Un viaggio pericoloso, effettuato con un rudimentale deltaplano a motore, dalla Lapponia alla Francia.
La storia del film non riguarda solo la natura ma anche le relazioni umane, quella tra padre e figlio adolescente e quella in difficile equilibrio tra genitori separati. Un frammento della nostra società nella quale vi sono tante priorità: l’ambiente, la natura, l’ecologia ma anche la salvaguardia delle passioni attraverso le quali riscoprire i rapporti familiari e l’amore tra genitori e figli.
Fammi volare!