In questo periodo di quarantena obbligata, abbiamo scritto, letto, ascoltato fiumi di parole, su questo protagonista “nefasto” della nostra storia: il Covid19.
Non si può accendere la tv, non si può aprire un giornale, non si può parlare ad un amico, lui è sempre lì, in un modo o nell’altro entra in tutti i nostri discorsi. Ci tiene a casa, ha fatto ammalare molti di noi e ci obbligherà a cambiare le nostre abitudini sociali alla riapertura del mondo.
Ma cosa sappiamo esattamente di questo virus partito dalla Cina?
Sappiamo che si tratta di un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette. Si può quindi trasmettere, ad esempio, tossendo e starnutendo, oppure tramite le mani, toccando bocca, naso o occhi. In ogni caso, studi sono ancora in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus. Sappiamo inoltre che l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne. Sul totale delle vittime di Covid-19 le donne sono il 35%, con una percentuale di 2:1 a vantaggio delle donne. Sappiamo che per prevenire il contagio, è fondamentale prendere precauzioni come lavarsi spesso le mani e mantenere la distanza interpersonale, ma anche utilizzare la mascherina quando si è fuori dal domicilio. La fonte del virus che provoca la malattia COVID-19, non è ancora conosciuta. Le evidenze disponibili suggeriscono che 2 abbia un’origine animale, molto probabilmente dai pipistrelli, e che non sia un virus costruito.
Dopo tutti questi mesi di lotta al virus cosa hanno capito i medici?
I medici in prima linea sono quelli che hanno lottato, sofferto e sono morti per salvare i pazienti che hanno a loro volta sofferto, morti anche loro, altri sono guariti. Non esiste attualmente un trattamento specifico per la malattia Covid-19. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente e la terapia di supporto può essere molto efficace. Terapie specifiche sono in fase di studio. Oggi i medici hanno osservato (grazie alle autopsie che sono state fatte) una relazione tra coronavirus e trombosi polmonare. Uno dei possibili effetti del Covid19 sull’organismo, infatti, può essere una trombosi polmonare, che aggrava il decorso della malattia virale. Ogni qualvolta si sviluppa un’infezione, il sangue in risposta aumenta la propria tendenza a coagulare, ma spesso forma trombi nelle arterie e nelle vene, in qualunque parte del corpo, causando complicanze molto gravi.
Dopo tutti questi mesi cosa hanno capito i ricercatori?
I ricercatori d tutto il mondo sono al lavoro. Per capire come si comporta il virus, per cercare un vaccino, una terapia e comprendere se gli anti-corpi acquisiti durante la malattia diano l’immunità e per quanto tempo. Anche tra i ricercatori c’è un dibattito aperto. Proliferano anche molte teorie non confermate – sparirà con l’estate come ogni influenza; non sparirà; si indebolirà ma tornerà con violenza in autunno; è stato modificato un virus della Sars per scopi bellici ed è sfuggito dal laboratorio di Wuhan, ecc. Recentemente la rivista “Science” ha pubblicato un importante rapporto COVID19, in cui si dice tra l’altro: “La malattia può attaccare quasi tutto nel corpo con conseguenze devastanti – lo spiega il cardiologo Harlan Krumholz dell’Università di Yale e dell’ospedale di Yale-New Haven – La sua ferocia è sorprendente!“.
Dunque sarà più facile trovare un vaccino per la prevenzione dell’infezione o una terapia per curare chi si ammala? Essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino e per realizzarne uno si stima possano volerci 12-18 mesi. C’è accordo generale sul fatto che la pandemia di Covid-19 sarà sconfitta solo quando si troverà un vaccino efficace ed adeguato, in grado di stimolare nei soggetti a rischio e anche negli altri gli anticorpi contro il virus, e interrompere così la trasmissione. Il vaccino sarà quindi decisivo per tornare al normale funzionamento del sistema sociale ed economico. Non è ancora tuttavia chiaro quanto questo sarà efficace, vale a dire quante saranno in percentuale persone che diventeranno immuni e quanto a lungo durerà l’immunità. Inoltre non c’è un coordinamento internazionale per lo sviluppo e la produzione del vaccino. Ma c’è pieno consenso sul fatto che questo darà maggiore immunità rispetto all’aver contratto la malattia. Diverse sperimentazioni sono in corso, quella sull’uomo è iniziata a fine aprile.
Siamo circondati da fake news, come difenderci?
Purtroppo questo è un grande problema. Districarsi è molto difficile. Ci sono notizie false che saltano all’occhio, altre dichiarate da personaggi che paiono altisonanti e poi si scopre che non esistono…bisogna sempre approfondire. A volte in queste fake news cadono anche giornali importanti, quindi conviene non fidarsi e cercare di confrontare le informazioni e non sposare nessuna causa e come direbbero i filosofi, “meglio dubitare che essere sostenitori assoluti di qualcosa che comunque noi non possiamo arrivare a verificare”. La buona informazione si deve basare su dati scientifici solidi; quando questi non ci sono, ciò deve essere ben specificato. Ognuno di noi deve cercare di sviluppare il proprio senso critico e la conoscenza delle trappole in cui si può cadere.
Il mondo aspetta di uscire dalla quarantena. Si attende che i vari governi decidano in che modo si svolgerà l’apertura sociale ma ognuno di noi cosa deve fare affinché “vada tutto bene” scritta che si ritrova in tutti i social e sui tanti cartelli appesi ai balconi?
Il rischio è che gli assembramenti delle persone possano far scoppiare nuovamente l’epidemia che ci riporterebbe in quarantena. Sarà fondamentale il rispetto delle regole di prevenzione già illustrate sopra, dall’uso delle mascherine obbligatorio (anche se a volte le autorità lasciano facoltà alle persone), che dovranno coprire naso e bocca; all’igiene di ognuno come è stata descritta ampiamente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta attualmente valutando circa 200 nuovi test rapidi basati su differenti approcci. I risultati relativi a quest’attività screening saranno disponibili nelle prossime settimane.
Quale messaggio di speranza possiamo dare alle persone, qual è la luce che dobbiamo vedere in fondo al tunnel?
Molti staranno pensando che con questo articolo non ho raccontato niente di nuovo. Forse è così. Il mio obiettivo è tentare di dire a tutti che dobbiamo avere fiducia. Avrei potuto fare un’intervista ad un personaggio altisonante della ricerca, invece ho preferito esaminare quello che conosciamo davvero e quello che abbiamo vissuto in prima persona. Credo nella scienza, sarà questa che troverà la soluzione finale ma tutti noi dobbiamo aiutarla e aiutare i medici di ogni Paese a non ritrovarsi nelle situazioni di alcuni mesi fa. Quindi non vi deprimete. È comprensibile che ci siano situazioni familiari difficili e in quel caso bisogna rivolgersi ai servizi predisposti ma se all’interno della propria famiglia va tutto bene, dobbiamo continuare il sacrificio. Accettare l’App che ci traccerà, non è una limitazione alla nostra libertà (quella l’abbiamo già persa con satelliti, computer e telefonini) ma aiuterà a capire e ad evitare la propagazione del contagio.