Mai come in questi ultimi mesi, tutti si sono resi conto di quanto siano fondamentali i trasporti. Nel momento della quarantena, sono state le uniche imprese i cui mezzi hanno avuto il permesso di viaggiare per poter portare tutti i rifornimenti di prima necessità.
Nel Principato una società storica molto importante, Monaco Logistique si occupa di trasporti e logistica e si è trovata in piena attività durante la quarantena. Per comprendere come continuerà il lavoro con la riapertura, abbiamo contattato Leila Trabé-Chiha, figlia del fondatore, avvocatessa e amministratore della società.
MCin: Quando e come è nata Monaco Logistique ?
L.T.C.: Mio padre, Ameur Chiha ebbe l’idea nel 1997 e per realizzarla ottenne un prestito bancario, erano mio padre e la sua collaboratrice, Annie Semerdjian. Due anni dopo Monaco Logistique partecipò ad un bando di concorso del governo, per la gestione dei magazzini di depositi situati a Nizza Saint Isidore. Oggi il governo monegasco è proprietario di 4 capannoni a Nizza Saint Isidore, dove depositiamo e stocchiamo merci che non hanno bisogno di essere refrigerate mentre altri magazzini sono a Carros e lì possiamo stoccare merci che hanno bisogno di frigoriferi.
Grazie all’acquisto di altri edifici, il governo monegasco ha permesso a Monaco Logistique di espandersi con la creazione di altre due società monegasche di trasporto/traslochi e congressi: Office Marittime Monégasque e TM Transports.
MCin: Quanti dipendenti avete?
L.T.C.: Abbiamo duecento dipendenti che in questi anni sono cambiati molto poco, se si considera la pensione o altri motivi personali. Prima di essere un’azienda, siamo soprattutto una famiglia. L’essere umano è sempre stato al centro delle decisioni prese nella nostra azienda.
MCin: Leila lei è laureata in legge, quando è entrata a lavorare nell’azienda di famiglia di cosa si è occupata all’inizio?
L.T.C.: Ho iniziato a lavorare in azienda a 16 anni, durante le mie vacanze estive da scuola, luglio e agosto. Il mio primo lavoro nella logistica monegasca è stato quello di impiegata nel centro di distribuzione urbano denominato Zona J o Zona Merci (fret). Ed ho ripreso ogni estate, ovviamente anche durante tutto il periodo universitario. Sono entrata definitivamente in azienda nel 2012 come avvocato e dal 2017 sono stata nominata amministratore.
MCin: Il corona virus ha sconvolto la vita di tutti, non solo privata ma anche lavorativa, come avete gestito e come siete organizzati?
L.T.C.: Credo che l’abbiamo vissuta e gestita come la stragrande maggioranza delle aziende. All’inizio ci hanno detto che si trattava di una specie d’influenza, quindi non ci siamo allarmati. Poi l’epidemia ha accelerato molto velocemente quindi abbiamo cercato delle soluzioni. Il nostro informatico, Franck Leleyter, aveva iniziato ad anticipare lo smart working, un metodo di lavoro che non avevamo mai preso in considerazione nell’azienda. Non sapevamo esattamente cosa fare, se le scelte che avremmo fatto sarebbero state giuste. Non appena è stato annunciato che saremo entrati in quarantena, abbiamo fatto una riunione per decidere quali dipendenti potevano lavorare in smart working, chi avrebbe dovuto occuparsi dei figli a casa e chi doveva essere inserito nella disoccupazione tecnica. Il governo monegasco, si è assunto oneri importanti per aiutare le aziende e i dipendenti ad affrontare la straordinaria situazione.
Monaco Logistique ha continuato ad operare per le consegne, la logistica e il trasporto (entrata e uscita di tutte le merci). Siamo stati incaricati dal governo monegasco, di andare a ritirare le mascherine ordinate per il Principato e giunte in Lussemburgo, Milano e Amsterdam. È un lavoro complicato in questa situazione ma quando tutto va a buon fine siamo tutti molto soddisfatti. Il mondo sta vivendo una crisi sanitaria senza precedenti e dobbiamo affrontarla nel modo migliore.
MCin: Leila, come vede il futuro?
L.T.C.: Spero che la ricerca scientifica trovi rapidamente una soluzione, in modo che tutti noi possiamo riprendere a vivere normalmente. Mi auguro che tutti i clienti che hanno dovuto interrompere la loro attività possano riprendere a lavorare in tempi brevi. Questo ci eviterebbe di dover licenziare del personale a causa del calo del lavoro.
Questa crisi sanitaria sarà per molto tempo un fardello per i governi, per i lavoratori e per i datori di lavoro a causa della disoccupazione esponenziale che genererà. Sento da ogni parte che dopo la crisi la gente consumerà in modo diverso. Non ci credo molto. È nei geni umani consumare e non intendo solo fare acquisti alimentari, di abiti o di materiali di vario genere ma anche viaggiare, esplorare, uscire, frequentare locali. Quello che cambierà, secondo me, è il modo di lavorare. Molti datori di lavoro scopriranno che potranno risparmiare gli affitti grazie allo smart working e molti dipendenti scopriranno il piacere di lavorare senza dover utilizzare i mezzi pubblici per andare in ufficio. Dovremo ripensare il mondo del lavoro e la gestione del personale. La ripresa sarà complicata e difficile sia moralmente che economicamente per i datori di lavoro e i dipendenti.