COVID-19, mutazione nel Regno Unito mentre il vaccino riceve il via dall’EMA

Mutazione del corona virus nel Regno Unito, che diventa più contagioso ma meno aggressivo. Buona notizia? Intanto l’EMA, appresa la notizia da’ il via ai vaccini 8 giorni prima del previsto (29 dicembre).

EMA- European Medicines Agency

C’è una notizia che in poche ore ha fatto il giro del mondo: in Inghilterra il virus del Covid-19 è mutato, occorre isolare la nazione per evitare che venga esportato. Quindi subito chiusi gli aeroporti per i voli provenienti da Londra. Poche ore dopo però si scopre che in giro per l’Europa, ci sono ovviamente persone che hanno già importato la variante del corona virus. In Italia una coppia di coniugi sono stati isolati ma magari anche a Monaco potrebbe esserci qualcuno, viste le numerose persone che fanno avanti e indietro con la Gran Bretagna.

Del resto abbiamo chiesto all’ambasciatrice di Monaco nel Regno Unito, Evelyne Genta in che modo coloro che sono restati nel paese britannico possano rientrate e ci ha risposto che l’Ambasciata di Monaco lavora con la DREC che consiglia a tutti coloro che devono rientrare di fare un test PCR.

Come mai tutta questa agitazione?

La professoressa Ilaria Capua, intervistata al webinar dell’International Women For Women Forum lo scorso 22 giugno, aveva spiegato che come tutti sanno i virus possono mutare e sono intelligenti. Vogliono resistere all’interno della comunità che hanno iniziato ad infettare e piuttosto che scomparire mutano, diventano meno aggressivi pur di resistere.

Quindi potrebbe anche accadere che a un certo punto, il virus più pericoloso potrebbe essere sostituito dal quello meno violento.

Nell’attesa però sono arrivati i vaccini, in particolare il Pfizer, che anche se in diversi casi ha creato degli choc anafilattici (Regno Unito e Canada, USA) non è dato sapere se le e persone sono sopravvissute, considerati questi parte di quei casi che possono accadere e forse non fondamentali.

Comunque poche ore fa EMA, l’Agenzia europea del farmacoha raccomandato il vaccino e la Commissione Europea ha autorizzato la distribuzione e la somministrazione del vaccino contro il coronavirus 8 giorni prima della data prevista, il 29 dicembre.

Abbiamo chiesto al Professor Emerito dell’IPVS, Franco Borruto, di spiegarci esattamente come funziona il vaccino della Pfizer stesso sistema che ha utilizzato Moderna che prima o poi arriverà sul mercato: “La caratteristica di questo vaccino è quella di inserire nel nostro corpo una sequenza di mRNA (o RNA messagero, che dovrebbe stimolare una risposta immunitaria specifica contro una proteina virale). È stata paventata, da parte di alcuni, la possibilità che questa sequenza di mRNA possa essere trascritta, come avviene nei retrovirus, da un enzima, la “transcriptasi inversa” che è in grado di trasformarla in una sequenza di DNA che può a questo punto integrarsi nel genoma umano, con effetti imprevedibili. Sappiamo infatti che queste sequenze di DNA “estraneo” integrate nel nostro genoma possono, in un arco di tempo molto variabile (anche di decenni) portare alla codifica di geni anomali come, tanto per fare un esempio, quelli che inattivano i geni oncosoppressori, rendendoci quindi vulnerabili allo sviluppo di neoplasie. Inoltre, cosa non trascurabile, questi geni possono essere trasmessi alla discendenza, con effetti intuibili. Ma noi sappiamo che l’uomo non possiede questo enzima in grado di trasformare una sequenza di RNA in una di DNA. Quindi come è possibile che avvenga ciò? Il problema è che non possiamo escludere che una precedente infezione da retrovirus (i virus a RNA che, grazie all’enzima transcriptasi inversa, possono integrarsi nel nostro DNA), di cui ne esistono diverse specie, da quello del comune raffreddore a quello dell’influenza, da quello dell’epatite C, dell’AIDS e dell’Ebola a quello della SARS e del COVID-19, ecc. In conclusione, non possiamo escludere di non essere mai venuti a contatto con uno di questi virus e che questo non si sia integrato nel nostro genoma, portando con sé anche la capacità di trascrivere una sequenza di RNA“.

La questione fa dibattere la scienza. La rivista scientifica online Focus, in una sua pubblicazione sui vaccini spiega: “Già prima della pandemia, Moderna stava lavorando a vaccini a mRNA contro alcuni tipi di cancro: l’idea è quella di allenare il sistema immunitario a riconoscere le proteine specifiche prodotte da quel tumore e stimolare i linfociti T, che hanno il compito di uccidere le cellule infette o cancerose. Per combattere i virus serve però attivare anche le cellule B, incaricate di produrre anticorpi che marcano il patogeno e lo segnalano come bersaglio da distruggere. Su questo tipo di cellule, che non entrano in gioco contro i tumori, c’è ancora poca esperienza. Vari trial clinici per vaccini a mRNA da usare contro l’influenza, il citomegalovirus, l’HIV, la rabbia e Zika non sono infatti mai arrivati alla fase di sperimentazione sull’uomo“.

L’unica certezza che abbiamo in questa serie di ipotesi è che un’agenzia come l’EMA, che approva i vaccini, è una garanzia di oggettività, data dagli scienziati che esaminano i protocolli.