TRE DOMANDE AL MINISTRO DIDIER GAMERDINGER

Purtroppo come negli altri Paesi d’Europa anche il Principato è lontano dall’aver superato la pandemia del Covid-19, nonostante le vaccinazioni proseguano lentamente, comunque il Principato riesce a sopravvivere con una parvenza di vita quasi normale: scuole e negozi aperti, ristoranti funzionanti a pranzo, qualche evento culturale e test PCR per identificare e isolare i casi positivi: in una settimana ci sono stati 86 casi. Abbiamo posto tre domande di attualità al Ministro della Salute e Affari Sociali, Didier Gamerdinger, su vaccinazioni e test diagnostici.

Tre domande al ministro della salute di Monaco Didier Gamerdinger per parlare di test diagnostici contro il Covid, del protocollo di una dose per coloro che hanno avuto il Covid e che Monaco non vuole applicare nonostante le evidenze scientifiche
Il Ministro Didier Gamerdinger durante uan conferenza stampa;Ft.©Direc.Com

MCin: Signor Ministro al Centro Nazionale di vaccinazioni, si continua a vaccinare con Pfizer, a giovedì 25 marzo incluso sono 8.538, le persone che hanno ricevuto le due dosi mentre la cifra sale a 10.829 se si calcolano coloro che hanno ricevuto la prima dose di vaccino e che aspetteranno tre settimane per ricevere la seconda. Nessun altro vaccino è arrivato dalla Francia. Intanto nell’attesa di nuovi arrivi, alla luce dell’esperienza e dei dati scientifici emergenti sulla vaccinazione di massa, c’è sufficiente consenso scientifico sul fatto che le persone che hanno avuto il Covid-19, dovrebbero ricevere una sola dose di vaccino Pfizer o Moderna. Lo stesso Lancet ha pubblicato uno studio eseguito nel Regno Unito che dimostra come una dose di vaccino Pfizer è sufficiente a fornire un’immunità simile, e in alcuni casi superiore, a quella vista in individui non infetti vaccinati con 2 dosi. Al Centro di vaccinazioni presso il Grimaldi Forum non si può richiedere di fare solo una dose.
Potrebbe spiegarci se pensa di aggiornare il protocollo seguendo quello che oggi ha il maggior consenso scientifico?

D.G.: Stiamo guardando con attenzione alla questione. Infatti, le raccomandazioni del produttore del vaccino (Pfizer) differiscono da quelle di Santé Publique France. Siamo quindi molto attenti ad attuare l’approccio più protettivo per la nostra popolazione. Inoltre, se in futuro a livello internazionale si richiederà che le persone abbiano ricevuto una vaccinazione completa (due dosi se necessario), non vorrei che i nostri vaccinati fossero contrariati per aver ricevuto una sola iniezione quando avessero avuto un precedente episodio di Covid e non potessero viaggiare a livello internazionale. Quindi lo stiamo osservando molto da vicino.

MCin: La seconda domanda riguarda la procedura burocratica per chi deve viaggiare in aereo. Infatti oggi, la maggior parte delle compagnie aeree richiede che il numero di passaporto della persona che ha eseguito il test PCR, sia apposto sul risultato. Purtroppo, il Centro Screening Léo Ferré non lo fa né automaticamente né su richiesta della persona testata (la risposta è che il pdf digitale del risultato viene generato automaticamente), mentre i laboratori privati lo fanno d’ufficio. Come pensate di ovviare a questa problematica ora che la gente torna a viaggiare in aereo ed ha bisogno di avere il numero del proprio passaporto sul certificato PCR a rischio di perdere dei voli per lavoro, qui la privacy non ha nulla a che vedere….

D.G.: Ce ne stiamo occupando. Stiamo verificando con il CCIN (Commissione di Controllo delle Informazioni Nominative) che non ci siano obiezioni a includere il numero di passaporto della persona interessata.

MCin: State facendo uno studio al Léo Ferré su un campione di 1500 persone per i test cito-salivari ma state facendo anche dei test salivari sui bambini a scuola. Quando sarà possibile passare a questo tipo di screening meno invasivo e più rapido per la persona che vi si sottopone?

D.G.: In uno studio in corso, stiamo confrontando campioni PCR naso-faringei con campioni PCR orali (tampone interno della guancia e lingua) sullo stesso paziente. Questo è ancora in corso, ma c’è una perdita di affidabilità.

Allo stesso tempo, abbiamo messo in atto test salivari per gli scolari: la saliva viene messa in una provetta e poi inviata a una macchina speciale impostata con una sensibilità specifica per meglio evidenziare l’eventuale presenza del virus.