MONACO: GRAZIE AI COMPLICI DEL VIRUS IL COVID RIPARTE

Anche nel Principato di Monaco aumentano i casi d’infezione da corona virus. Mercoledì 17 novembre sono segnalati 18 nuovi contagi.

Monaco: grazie ai complici del virus il Covid 19 riparte
Terza dose di vaccino a Monaco, ft(c)D.R.

Non si riesce ad uscire da questa epidemia da corona virus. Ci sono nazioni come l’Austria che ha deciso di confinare i non vaccinati, affinché non possano bloccare l’economia, e sono ripartite le vaccinazioni con molte adesioni. In Italia i contagi sono 10 mila, in Germania 52 mila casi e 300 morti. Grazie ai vaccini le vittime sono fortunatamente molto meno rispetto a 7 mesi fa.

A Monaco oltre ai 18 casi, 9 persone ricoverate, 2 in terapia intensiva e vi sono 45 persone confinate a casa. La terza dose è necessaria, prima di tutto per il personale medico-sanitario e per coloro che hanno diverse patologie, deficit immunitari e per gli anziani.

Anche nel Principato in alcuni casi è stata abbassata la guardia. Alcuni ristoranti accettano clienti senza richiedere il pass sanitario (esperienza personale), dicendo “Ci fidiamo” e lì c’è l’errore e si potrebbe formare un cluster. E a proposito di cluster è giunta voce che ce ne sarebbe stato uno importante in ambito sportivo a Monaco.

Il Professor Franco Borruto, grande specialista in ginecologia con una specializzazione anche in vaccini, dall’inizio della pandemia segue studi e si confronta con i diversi colleghi infettivologi e virologi internazionali, ci spiega: “La terza dose è necessaria se vogliamo proteggerci davvero. La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ricorda al pubblico e agli operatori sanitari che i risultati dei test sugli anticorpi SARS-CoV-2 attualmente autorizzati, non devono essere utilizzati per valutare il livello di immunità o di protezione da COVID-19 – ed aggiunge – La protezione offerta dai vaccini anti-Covid diminuisce nel tempo. Ce lo dicono i dati che arrivano da paesi che hanno iniziato prima di noi a somministrarli, come Israele, dove la terza dose booster ha dimostrato di ripristinare un’altissima protezione nei confronti del virus, diminuendo del 93% il rischio di ricovero, del 92% quello di sviluppare una forma grave della malattia, e dell’89% quello di decesso, rispetto a chi ha completato da cinque mesi o più il primo ciclo vaccinale. Non è detto però che sia necessaria per tutti: i pericoli, lo abbiamo appreso, sono molto diversi in base all’età, allo stato di salute e al lavoro che facciamo“.

Professor Borruto, cosa dicono gli espertidei test sugli anti-corpi che ci sono attualmente? Sappiamo per esempio che in Italia i medici non testano praticamente nessuno: “ll motivo di una certa inefficacia diagnostica ha diverse spiegazioni. La prima è che i test in commercio in media hanno un’ottima capacità di identificare gli anticorpi prodotti in seguito ad un’infezione ma come ricorda la stessa FDA, non tutti i kit in commercio riconoscono con la stessa efficacia anche quelli prodotti in seguito alla vaccinazione e quindi può capitare che una persona perfettamente immunizzata dal vaccino, risulti negativa ad un test sierologico- e aggiunge il Professore – Il secondo problema è legato al fatto che la protezione fornita dagli anticorpi, definita immunità umorale, non è così semplice da valutare. È stato dimostrato, ad esempio, che la quantità di anticorpi neutralizzanti (cioè quelli effettivamente in grado di legarsi alla proteina spike del virus e impedirne la replicazione) è correlata alla protezione dalle infezioni. Questo però in senso molto generale, perché nessuno ha ancora identificato una soglia precisa in cui il livello di anticorpi presenti nell’organismo diventa sufficiente per impedire l’infezioneo lo sviluppo di una forma grave di Covid. Per questo motivo, il dosaggio degli anticorpi viene utilizzato in alcuni studi clinici come indicatore dell’efficacia della vaccinazione ma con la consapevolezza che si tratta di una relazione indiretta: un indizio, ma non certo una prova“.

Il nostro corpo è una macchina perfetta ma che davanti a certi nuovi virus ha ancora dei segreti nella sua reazione per i ricercatori. Il professor Borruto infatti, ci spiega che nel nostro organismo esiste un sistema immunitario che non utilizza solo gli anticorpi ma anche un tipo di linfociti B di lunga durata che una volta identificato un virus nel corso di un’infezione o in seguito alla vaccinazione, si insedia nel midollo, sopravvivendo per anni, pronto a produrre nuovamente gli anticorpi che si sono rivelati utili in precedenza e aggiunge il professor Borruto: “Esistono altre cellule immunitarie chiamati linfociti T, che hanno il compito di riconoscere le cellule infettate da un virus, per distruggerle e impedire che dilaghi nell’organismo. Questo tipo di immunità, definita cellulo-mediata, è particolarmente importante nei confronti dei coronavirus, come Sars-Cov-2. E nuovamente, la sua efficacia non può essere dedotta dal risultato di un test sierologico, perché non è legata alla presenza di specifici anticorpi. Per tutti questi motivi, attualmente è impossibile stabilire con un test quanto si è effettivamente protetti nei confronti di Covid 19. E l’unica alternativa percorribile è la somministrazione della terza dose booster del vaccino “.