LIRICA: IL TURCO IN ITALIA. IMPRESSIONI DI UNA SPETTATRICE ALLA PROVA GENERALE

Nella magnifica cornice della Salle Garnier, Opera di Monte-Carlo, Il turco in Italia di Gioachino Rossini si presenta in una realizzazione scintillante e spassosa.

Un cast ben armonizzato, con Cecilia Bartoli perfetta nel ruolo di Fiorilla, accompagnato dall’Orchestra de Les Musiciens du Prince, diretta da Gianluca Capuano, ha dato vita a uno spettacolo che il pubblico, deliziato, apprezza, ridendo alle trovate sceniche.

È un titolo che mancava da anni a Monte-Carlo“, dice Gianluca Capuano che, con sicurezza, precisione e una sensibilità cromatica capace di padroneggiare le sfumature, conduce con eleganza l’orchestra, mettendo in risalto la peculiarità dell’organico, “Una compagine fortemente voluta da Cecilia Bartoli, in cui quaranta musicisti, provenienti da dieci nazioni diverse d’Europa, finlandesi, portoghesi, tedeschi, inglesi, italiani, tutti giunti da esperienze diverse, suonano su strumenti antichi, creando una densità di suono particolare, un timbro più trasparente e morbido rispetto a quello delle orchestre moderne, che non copre le voci, una sonorità acusticamente ideale per questo tipo di teatro“.

La regia, firmata da Jean-Louis Grinda, inizia sobria, con una ribalta percorsa da un nastro trasportatore che suscita momenti di ilarità, e, nel procedere della storia, muta con cambiamenti di scena a vista, concludendosi in un mirabolante gioco pirotecnico e il Vesuvio in eruzione sullo sfondo (scenografie di Rudy Sabounghi).

Lo spettacolo può essere concepito come il saluto di Grinda, che quest’anno porta a termine il suo ruolo di direttore dell’Opera di Monte-Carlo, e il suo passaggio di testimone a Cecilia Bartoli, che dal prossimo autunno gli succederà. Oltre alla Bartoli, il cast è formato da Adrian Sâmpetrean, Nicola Alaimo, Barry Banks, Giovanni Romeo, Josè Maria Lo Monaco, David Astorga, tutti perfettamente a loro agio nelle rispettive parti.

Ecco in breve la trama e i personaggi: uno scrittore, Prosdocimo, in palcoscenico con il suo scrittoio sin dal principio, cerca un argomento per un suo lavoro che dev’essere né con troppo sentimento né insipido; Zaida, favorita del sultano Selim, ingiustamente calunniata dalle invidiose donne dell’harem, che scappa dalla condanna a morte per infedeltà, unendosi a un gruppo di zingari a Napoli; un marito in età, Gironio, sposato con Fiorilla e innamorato di questo cuore incostante, senza cervello, pazza e capricciosa, che pensa non esserci maggior follia che amare un uomo solo. Gironio incontra Zaida in cerca di una zingara che mi sappia astrologar e le indovine lo deridono dicendogli che il suo destino è sotto l’influsso della costellazione del cornuto Ariete. Vi è poi Narciso, amico di Gironio, dal gran ciuffo sulla testa, stregato anch’egli dal fascino della bella Fiorilla che si vede entrare in scena abbigliata in uno sgargiante costume magenta e oro. La favola continua con l’arrivo del veliero di un principe turco – si scopre essere proprio Selim – che, giunto in Italia si vuole divertire, si incapriccia della vivace Fiorilla e con lei amoreggia, fino a chiedere al marito di vendergliela alla maniera turca. Ritrovata poi l’amata Zaida, e riaccesa la passione, dopo alterne vicende, rissa tra le due donne, mascherate, equivoci e intrighi, con lei ripartirà verso la Turchia, con festa grande.

All’Opera Garnier tutto è brio ed effervescente intrattenimento, i turchi hanno copricapi fantasiosi, le zingare vestono costumi luccicanti (costumi di Jorge Jara), Selim appare bello ed esotico come un principe delle favole. L’opera, una farsa giocosa, è un meccanismo a incastro perfetto che si dipana sul timbro morbido dell’orchestra. Alla chiusura del sipario il pubblico della prova generale ha applaudito con entusiasmo tutti gli interpreti, lanciando rose bianche sul palco.

Myriam Zerbi collabora con MonteCarloin
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Myriam Zerbi, storica dell’arte, è figlia di collezionisti e ha fatto della passione di sempre il lavoro della vita. Ama la musica, con un debole per Vivaldi. È attratta da tutti i sud del mondo, dai cavalli, dal mare, e dal cioccolato fondente. Osa, a volte, scattare fotografie. Ama le parole, la lettura e la scrittura, avventure sorelle, e, da accanita idealista, è sempre alla ricerca di nuovi sentieri della mente e dello spirito da sondare, come di gusti da provare. Nella ricerca di un motto da far suo, trova un lampo di verità in «per foco sempre». Curatrice di mostre e giornalista, è felice di aver incontrato MonteCarloin in edicola… e da allora scrive storie d’arte e cultura da e per Monaco