Nell’ambito del programma “Monaco Explorations”, S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco si è recato in visita ufficiale alle Seychelles su invito del Presidente della Repubblica Wavel Ramkalawana cui è seguita una spedizione sull’atollo di Aldabra.
L’atollo di Aldabra, è uno dei più straordinari santuari marini e subacquei del mondo. Questa scoperta coincide con la missione di esplorazione attualmente condotta nell’Oceano Indiano da Monaco Explorations con il sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e dell’Istituto Oceanografico di Monaco.
Un vero atollo paradisiaco, con acque blu turchese, spiagge di sabbia bianca e vegetazione lussureggiante, la gamma di colori è così potente che i suoi primi scopritori, navigatori arabi del XIII secolo lo chiamarono il luogo al-Khadral, ossia “il Verde“.
Dalla stazione scientifica abitata tutto l’anno da una ventina di scienziati, i membri del team di spedizione guidato dal Principe Alberto II di Monaco possono solo intravvedere le baracche perse nella vegetazione e una ciminiera rossa e bianca, vero semaforo di questo atollo unico, diventato un vero e proprio santuario della biodiversità.
Prima di sbarcare in una delle cosiddette isole “isolate” delle Seychelles, situata a sud-ovest dell’immensa zona economica esclusiva, 1,3 milioni di chilometri quadrati, i membri della spedizione hanno preso un volo per Assumption Island, situata a 1.140 chilometri da Mahé, la capitale. Sono quindi saliti a bordo di una motovedetta della guardia costiera locale, questa volta diretta ad Aldabra, a due ore di navigazione.
Strettamente protetto e classificato come sito UNESCO dal 1982, gestito dalla Seychelles Islands Foundation (SIF), l’accesso all’atollo è solitamente riservato agli scienziati (circa venti all’anno). Con una lunghezza di 34 chilometri e una larghezza massima di 14,5 chilometri, Aldabra è considerato l’atollo rialzato più grande del mondo; la sua superficie è di circa 155 km2 su un totale di circa 350 km2, compresa la laguna. La sua lontananza e le sue condizioni inospitali hanno a lungo scoraggiato l’insediamento e lo sfruttamento umano.
La cosa che più colpisce chi visita l’atollo di Aldara è la presenza di granchi di terra, ma soprattutto di tartarughe giganti che si aggirano indifferenti all’uomo. Questo sito naturale ospita attualmente la seconda più grande popolazione di tartarughe verdi dell’Oceano Indiano Occidentale e una popolazione più piccola di tartarughe embricate, in pericolo di estinzione.
S.A.S. il Principe Alberto II ha dichiarato: “Tutto è straordinario! Sono anni che sogno di venire qui. Mi brillano ancora gli occhi per l’incredibile biodiversità: tartarughe, uccelli, pesci, coralli e spugne. Ho potuto nuotare con una maschera da snorkeling e scoprire con i miei occhi l’incredibile ricchezza della fauna sottomarina e delle praterie di corallo. Aldabra è un gioiello della natura, ma il suo ecosistema è fragile e minacciato da detriti marini sulle sue spiagge con una barriera corallina che soffre di ripetuti episodi di sbiancamento dovuti al cambiamento climatico”.
Al di là di queste osservazioni e del suo stupore, il Principe Alberto II di Monaco ha voluto venire di persona per gettare le basi di una più stretta collaborazione scientifica con le Seychelles. Alla sua presenza, è stata firmata una lettera d’intenti sul progetto di conservatorio globale dei coralli tra l’Istituto Oceanografico di Monaco, rappresentato dal suo Direttore Generale Robert Calcagno, il Centro Scientifico di Monaco e la Fondazione delle Isole Seychelles (SIF), rappresentata dalla dott.ssa Frauke Fleischer-Dogley.
Entusiasta anche Flavien P.Joubert, Ministro dell’Agricoltura, del Cambiamento Climatico e dell’Ambientedelle Seychelles, che faceva parte della delegazione in visita ad Aldabra: “Questa visita del Principe Alberto II di Monaco è importante per noi. Getta le basi per una promettente collaborazione scientifica ma invia anche un segnale forte al resto del mondo. È un segnale che due Paesi che hanno a cuore l’oceano e la sua protezione stanno unendo le forze per svolgere missioni scientifiche congiunte. Sono state posate le basi di una collaborazione. Ed è ancora più stimolante che una dozzina di giovani ricercatori delle Seychelles siano saliti a bordo dell’Aghulas 2 per effettuare una campagna di esplorazione“.
Il Sovrano di Monaco è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica delle Seychelles Wavel Ramkalawan a Mahé, presso la State House. Il Principe ha avuto l’opportunità di parlare della sua recente spedizione ad Aldabra e della missione nell’Oceano Indiano che si sta svolgendo a bordo della nave “Agulhas 2”.
A bordo della nave di supporto logistico per la spedizione nell’Oceano Indiano, un centinaio di scienziati provenienti da Monaco, Francia, Seychelles, Reunion e Mauritius sono attualmente impegnati in missioni scientifiche, tra cui quelle su Aldabra, che consistevano in lavori più specifici su coralli, mangrovie, fondali marini e tartarughe.
Per quanto riguarda la missione nell’Oceano Indiano condotta da Monaco Explorations, essa proseguirà fino alla fine di novembre con, in particolare, una lunga missione nell’ancora inesplorata Saya de Malha e intorno a Saint-Brandon.
La prossima esplorazione a Saya de Malha sarà uno degli altri momenti salienti di questa missione nell’Oceano Indiano, come spiega Robert Calcagno, direttore generale dell’Istituto Oceanografico e amministratore delegato delle esplorazioni di Monaco: “Saya de Malha è un’area per la quale le Repubbliche delle Seychelles e di Mauritius hanno ottenuto la gestione congiunta dei fondali marini estendendo la loro piattaforma continentale. Questa piattaforma è una vasta area di acque poco profonde, tra i -7 e i -200 metri, occupata per la maggior parte da un’ampia prateria di fanerogame marine che è sia un fornitore di cibo per la biodiversità sia un formidabile sistema di cattura dell’anidride carbonica (carbonio blu). Quest’area è attualmente poco conosciuta e una migliore comprensione del suo ecosistema consentirà una migliore gestione. Ad oggi, i vari strumenti e convenzioni internazionali non consentono la protezione della colonna d’acqua in queste aree, che sono al di fuori della giurisdizione nazionale. Lo studio più operativo di quest’isola invisibile forse aiuterà a convincere i vari Paesi a mettere in atto strumenti di protezione che potrebbero giovare non solo a Saya de Malha ma a tutte le aree dell’oceano che presentano tali caratteristiche“.