Joanne Petit lavora al casinò di Monte-Carlo, entrata come croupier, oggi è pitt boss, ossia manager, di una delle sale del Casinò. Ha raccontato a MonteCarloin la sua storia.
MCin: Perché e come ha scelto di diventare croupier?
J.P.: Grazie al mio diploma all’istituto alberghiero ho avuto la possibilità di entrare a lavorare nel gruppo SBM Monte-Carlo e tra i vari servizi in cui ho lavorato c’è stato anche il Sun Casinò, che oggi non esiste più, dove lavoravo sia al bar che al ristorante. E lì vedevo i giochi del casinò ed ho conosciuto lo staff che vi lavorava. Mi piaceva, era un’ambiente molto simpatico. All’epoca però non ero di nazionalità monegasca, perché a quel momento per lavorare al casinò era d’obbligo, quindi mi era piaciuta l’attività dei croupier, però non ci avevo pensato più di tanto. Poi sono andata a lavorare in Francia come responsabile di un ristorante ma allo stesso tempo avevo inoltrato la domanda per prendere la nazionalità monegasca da parte di mio papà, l’ho avuta e allora ho inoltrato la mia domanda per entrare come impiegata ai giochi dei Casinò SBM. Sono stata assunta ed ho iniziato subito con il poker ed oggi sono 15 anni che lavoro nei giochi.
MCin: Joanna quando ha fatto la scuola per diventare croupier, c’erano già molte ragazze ?
J.P: Eravamo solo quattro. Abbiamo fatto quattro mesi e mezzo di scuola per il poker e siamo passate tutte.
MCin: Ci sono state delle difficoltà, ad inserirsi in questo mondo molto maschile? Voi ragazze siete state ben accettate da colleghi e clienti ?
J.P.: Fortunatamente, 15 anni fa non siamo stati la prima scuola dove le donne venivano accettate. Quindi non è stato difficile inserirci, invece farsi rispettare è un altro discorso. Dobbiamo considerare che il gioco resta un vizio, soldi, alcool, festa e gli uomini considerano che le donne dovrebbe avere un altro ruolo e non essere al centro del gioco e allo stesso tempo pensavano, probabilmente, che non avevamo le stesse capacità, ed è stato su questo che abbiamo dovuto affermarci. Siamo croupier come i colleghi uomini e non si deve mettere in gioco lo charme femminile ma la propria professionalità, sempre con il sorriso. Io sono oggi anche formatrice. Quando tengo i corsi dove ci sono le ragazze, dico sempre di fare attenzione perché i clienti non sono i nostri amici. Loro proveranno ad essere affascinanti, simpatici a fare complimenti ecc., le donne croupier non devono offendersi o essere suscettibili ma sempre sorridenti sul lavoro ma se il cliente supera i limiti occorre ricordargli che noi siamo croupier e lui il giocatore e i ruoli vanno rispettati.
MCin: Quante donne siete nei Casinò di Monte-Carlo ?
J.P.: Siamo 40 nei giochi, il 10% degli effettivi, alcune sono croupier ma ci sono i pitt boss, i capi e vice-capi tavolo, gli ispettori e una vice-direttrice.
MCin: Quali sono i suoi giochi preferiti nel casinò ?
J.P.: Il mio gioco preferito è senza dubbio la roulette inglese perché è il gioco che fa della persona addetta un vero croupier completo, che sa padroneggiare il tavolo, imporre il ritmo, fare gli annunci, i calcoli e in questo caso il nostro mestiere ha un vero e proprio senso. L’altro gioco che mi piace molto è il Craps che è il gioco dei dadi, che è un gioco di squadra, molto interessante, complicato, con molte scommesse.
MCin : E se un giorno sua figlia volesse fare il suo lavoro ne sarebbe contenta?
J.P.: Si, ne sarei felice. Sono molto fiera, è un vero mestiere e al Casinò di Monte-Carlo ci insegnano molto bene, abbiamo una tecnica invidiabile. Mi sono trovata a lavorare con croupier di altri casinò grazie al Campionato d’Europa di Croupier (faccio parte dell’organizzazione) e la nostra formazione resta la migliore. Non si deve dimenticare mai che il nostro è un vero lavoro, non si deve prendere alla leggera, giochiamo con i soldi dei clienti, è complicato per un cliente perdere i propri gettoni, perché non compra nulla, noi vendiamo solo un sogno, quello di vincere.
MCin: Facciamo un’ipotesi, se dovesse andare via da Monaco e potesse scegliere, in quale altro casinò le piacerebbe andare a lavorare ?
J.P.: A parte che non vorrei mai andare via di qui, però forse sceglierei l’Hippodrome Casinò di Londra. È un casinò molto speciale su diversi piani e questa per qualsiasi casinò sarebbe una grande difficoltà, perché i clienti non accettano di fare molta strada per cambiare gioco, eppure loro ci sono riusciti, a volte i clienti devono salire anche 7 piani. Hanno vinto una vera sfida, però non hanno il nostro savoir-faire!
MCin: Cosa pensa di Las Vegas ?
J.P. : Las Vegas lo definirei più un “parco d’attrazione per adulti”. Non c’è la storia che abbiamo al Casinò di Monte-Carlo. Tutti coloro che vengono qui da noi restano a bocca aperta. I partecipanti del Campionato d’Europa di Croupier che abbiamo organizzato per la prima volta, sono rimasti meravigliati e hanno definito il nostro casinò eccezionale.
MCin: Lei ha diretto il gruppo di signore di Monaco non professioniste che hanno partecipato al primo torneo femminile di poker. Che differenza c’è in questo gioco tra uomini e donne?
J.P.: C’è una grande differenza tra un giocatore e una giocatrice di poker in generale e l’ho ritrovato anchein questo torneo. Per le giocatrici, anche se i soldi, i gettoni in gioco non erano i loro, c’era molta riflessione e non puntavano a caso. Sono rimasta stupita del gioco molto ben studiato tutte. Se ci fossero stati gli uomini, sono sicura che dopo 10 minuti ce ne sarebbero stati due che uscivano perché avrebbero puntato senza troppo riflettere, lasciando decidere alla fortuna. Per essere state delle giocatrice inesperte hanno giocato tutte con grande riflessione. Spero si possa organizzare un altro torneo femminile, iniziativa presa dal nostro direttore Rudy Tarditi, ed è stato un vero piacere per tutta l’equipe aver partecipato a questo torneo. Tarditi s’investe davvero molto nel gioco al femminile.