A 25 km dalle coste del Venezuela, grande più o meno come l’Elba, con il Suriname e le altre isole vicine, fa parte della Confederazione delle Antille Olandesi: sono territori indipendenti ma comunque legati al regno d’Olanda.
Si parla olandese ad Aruba ma soprattutto il Papiamento, una lingua che è una specie di Esperanto. Nel senso che mette insieme parole olandesi, inglesi e spagnole, ma anche dialetti africani e portoghese. Papear nello spagnolo antico significa “parlare” e Mento significa Mente. Quindi una lingua logica che serve per farsi capire da tutti.
Per esempio: dolce si dice Duschi. Cactus si dice Catushi. Tutti finali in shi. E quando ho chiesto se Sushi per caso volesse dire qualcosa, la guida mi ha risposto: “Si certo, Sushi significa spazzatura”
Oranjestad, la capitale, è una cittadina di 20.000 abitanti, senza grandi palazzi e quindi molto estesa. È uno spettacolo vederla di notte dalla nave da crociera perché è una marea di lucine. Aruba è fuori dalla zona di pericolo degli uragani e quindi le case sono molto carine, molto curate, con dei giardinetti ben tenuti.
E siccome l’acqua dolce è molto cara visto che la producono per desalinizzazione, più il giardino è grande e più sei ricco. Le case sono circondate da muretti in pietra rinforzati da cactus per renderli ancora più efficaci contro gli intrusi. Perché gli asinelli che vivono allo stato brado e che sono uno dei simboli dell’isola, sono ghiotti di fiori e piante. Tra la vegetazione tipica di Aruba ci sono gli alberi di Piri, specie di ginepri con la chioma girata a favore di vento. Sembrano dei cespugli spettinati. C’è sempre vento ad Aruba ed è per questo che è un vero paradiso per chi fa windsurf e kitesurf. Tra i miei ricordi più vividi di Aruba c’è Palm Island,un’isoletta sulla barriera corallina che è un posto magnifico per fare snorkeling. Per arrivarci si prende un piccolo traghetto e in 7 minuti si sbarca su questa lingua di sabbia da dove ci si immerge direttamente sulla barriera corallina. E sott’acqua nuotando in un metro e mezzo di profondità, si può osservare una varietà infinita di magnifici pesci tropicali. Aruba per essere un’isola lunga 30 km e larga 9 offre una varietà di paesaggi impressionante, in certi punti sembra il Mexico con i cactus a candelabro. La capitale artistico-culturale dell’isola è San Nicolas, una città costiera molto carina, dove bellissimi murales decorano l’esterno delle abitazioni. In un posto come Aruba dove si sono mischiate le razze non può che esserci una grande varietà di piatti e di tradizioni culinarie diverse! La cucina locale spazia tra olandese, caraibica e sudamericana. Aruba vanta circa 250 ristoranti. Io andrei a provare i piccoli ristoranti tipici e le bancarelle di street food. Tra le specialità locali ce n’è una di origine olandese, lo Keeshi Yena, una specie di palla rotonda di formaggio farcita con carne di pollo speziata e verdure, cotta al vapore o al forno. Era un piatto che veniva preparato dagli schiavi usando avanzi di formaggio Edam e gli avanzi di carne della tavola dei padroni.