L’AI RIDEFINISCE IL FUTURO DELL’ISTRUZIONE

Alla AI Conference di Monaco, Michelle Sisto direttore EDHEC dell’AI Center, analizza l’impatto dell’AI sull’istruzione: rischi cognitivi, sfide etiche e nuove opportunità formative.

La professoressa Michel Sisto, direttore dell'EDHEC EDHEC AI Center
La professoressa Michelle Sisto, direttore dell’EDHEC EDHEC AI Center, ft.Andrea Cabiale

L’IA nell’istruzione superiore: la visione di Michelle Sisto

Tra gli interventi più significativi della conferenza, quello della professoressa Michelle Sisto, Direttore dell’EDHEC IA Center, ha offerto una riflessione profonda e provocatoria sul futuro dell’istruzione superiore nell’era dell’intelligenza artificiale.

Un cambio di prospettiva generazionale

« Ciò che a noi sembra un’invenzione assolutamente incredibile, per i nostri figli sarà completamente normale« , ha esordito la professoressa Sisto, sottolineando come la meraviglia per le nuove tecnologie tenda a dissolversi con il tempo. Ma è proprio questo progressivo adattamento che solleva interrogativi fondamentali sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella società e, in particolare, nel mondo dell’educazione.

L’empatia artificiale: quando l’AI supera l’umano

Uno dei temi centrali dell’intervento ha riguardato la crescente capacità delle intelligenze artificiali di mostrare caratteristiche che tradizionalmente consideravamo esclusivamente umane. Quando i modelli di AI sono stati lanciati, molti si sono rassicurati pensando che queste tecnologie, pur essendo efficaci, mancassero di empatia e qualità umane. Oggi questa certezza vacilla. Sempre più persone si rivolgono all’intelligenza artificiale per trovare compagnia e sostegno emotivo, un fenomeno che la professoressa Sisto definisce « preoccupante« . Studi recenti dimostrano che le risposte generate dall’AI risultano talvolta più empatiche di quelle fornite da medici e psicologi. Di fronte a questa evidenza, emerge una domanda cruciale: cosa rimane di autenticamente umano?

L’imperativo dell’evoluzione educativa

Per la professoressa Sisto, il sistema educativo deve necessariamente trasformarsi per rispondere a queste sfide. L’accento deve spostarsi sullo sviluppo del pensiero critico e della creatività, attraverso un’infrastruttura che privilegi il lavoro di squadra e la collaborazione. Il ruolo dei docenti deve essere ripensato.

Un paradosso significativo emerge quando si considera che l’intelligenza, in un certo senso, è diventata una risorsa gratuita e accessibile a tutti. Come insegna l’economia, quando una merce diventa gratuita, il suo valore percepito tende a diminuire. Questo principio si applica anche alla conoscenza nell’era dell’AI, con conseguenze profonde per l’istruzione superiore.

Tuttavia, il settore educativo è fortemente regolamentato, e qualsiasi evoluzione richiede l’approvazione di molteplici enti. Questo rende la trasformazione un processo necessariamente lento e complesso.

L’impatto cognitivo e il benessere psicologico dei giovani

La professoressa Sisto ha individuato diverse aree critiche su cui il mondo accademico deve concentrarsi. Innanzitutto, l’impatto cognitivo: come motivare gli studenti a continuare ad apprendere quando l’intelligenza artificiale sembra in grado di svolgere molte attività al loro posto? Il benessere psicologico dei giovani è un’altra preoccupazione centrale. L’ansia e la depressione stanno aumentando tra gli studenti, che si interrogano sul proprio valore: « Se l’IA può farlo meglio di me, perché dovrei impegnarmi?« . È un fenomeno paragonabile alla pressione esercitata dai social media sull’aspetto fisico ma che ora tocca anche la sfera dell’intelligenza personale, minando l’autostima dei giovani. Si pone quindi una questione esistenziale per l’istruzione superiore: come validare i titoli di studio in un’epoca in cui gli elaborati potrebbero essere interamente prodotti dall’intelligenza artificiale? La proposta di valore dell’università è sotto minaccia. Come giustificare il valore di un percorso formativo se si riduce a una serie di produzioni create dall’IA che vengono semplicemente timbrate per ottenere una laurea?

Il debito cognitivo: uno studio rivelatore

La professoressa Sisto ha presentato i risultati di uno studio comportamentale che ha misurato l’attività cerebrale di tre gruppi di persone mentre scrivevano: il primo gruppo utilizzava solo il cervello, il secondo poteva avvalersi di un motore di ricerca, il terzo aveva accesso a un modello linguistico. I risultati sono stati sorprendenti: le persone che producevano contenuti con ChatGPT non riuscivano a trattenere le informazioni, mentre quelle che scrivevano autonomamente mostravano una buona capacità di ritenzione. L’esperimento più significativo è arrivato quando i gruppi sono stati invertiti. Le persone che avevano inizialmente scritto con il proprio cervello riuscivano a utilizzare efficacemente l’IA quando gli veniva data la possibilità. Al contrario, chi aveva iniziato utilizzando il modello linguistico non era poi in grado di scrivere autonomamente. Questo dimostra in modo inequivocabile come l’AI possa diminuire le capacità cognitive se utilizzata in modo passivo.

Le promesse dell’AI per l’educazione del futuro

Nonostante i rischi, l’intelligenza artificiale offre anche opportunità straordinarie per il mondo dell’istruzione. È possibile creare avatar digitali, simulatori per esercitarsi in colloqui o negoziazioni con feedback in tempo reale, garantire l’accessibilità linguistica con corsi traducibili in qualsiasi lingua, stimolare la creatività permettendo agli studenti di creare i propri assistenti AI personalizzati.

Dove saremo tra trent’anni?

« Le cose stanno andando molto velocemente« , ha concluso la professoressa Sisto, ponendo una domanda finale che è rimasta sospesa nella sala: « Dove saremo tra trent’anni?« . Una domanda che sintetizza l’incertezza e insieme l’urgenza di ripensare profondamente il nostro approccio all’educazione, trovando un equilibrio tra innovazione tecnologica e sviluppo delle capacità umane fondamentali.