Un nuovo studio documenta il ripetersi di morie di Pinna nobilis, il mollusco è decimato dagli attacchi di un parassita come era accaduto nel 2016
In quell’anno le più colpite furono le nacchere della costa spagnola purtroppo il parassita continuò la sua marcia e fece ammalare le pinna nobilis delle coste francesi, monegasche e italiane.
Il governo di Monaco, con l’aiuto di numerosi istituzioni locali e in collaborazione con una rete di istutizioni internazionali, sta lanciando una serie di azioni per la conservazione della specie. Dal mese di giugno è iniziato un progetto sperimentale per catturare larve di madreperla di grandi dimensioni. Questo servirà a creare un tentativo di allevamento che alla fine permetterà di ricostituire la famiglia delle nacchere in mare. Il parassita che colpisce le pinna nobilis colpisce il loro apparato digerente e gli impedisce di nutrirsi facendole morire di fame. La direzione dell’ambiente di Monaco, l’AMPN e alcuni ricercatori hanno provato a trasportare le nacchere in grande profondità dove il parassita è meno attivo, purtroppo la sperimentazione non ha dato i risultati sperati. Dal migliaio di esemplari che vi erano nelle acque del Larvotto lo scorso anno ne sono rimasti solo alcuni esemplari.
Da giugno, la Direzione Ambiente e l’Istituto Oceanografico hanno messo in atto un protocollo per la cattura di grandi perle allo stato larvale quando sono trascinate dalla corrente ligure. Le larve saranno oggetto di un progetto sperimentale di allevamento da reintrodurre nel loro ambiente naturale al Larvotto, al fine di studiarne il livello di resistenza. Cinque linee con 12 sacchetti di recupero (due ai piedi del Museo Oceanografico e tre nella Riserva Marina di Larvotto) sono già state installate dai subacquei. Questi sacchetti saranno poi portati in superficie tra settembre e ottobre ed esaminati attentamente. Se saranno state recuperate larve di almeno due centimetri di dimensione, esse saranno collocate in vasche nel nuovo Centro Monegasco di Cura delle specie Marine (CMSEM) presso il Museo Oceanografico, per un periodo di circa un anno.
Tutta la comunità scientifica è impegnata nello studio per salvare questa specie marina importante.