LA VASCA NON È ANCORA FINITA

Intervista a Raoul Bova: Monte-Carlo Fairmont Hotel, 1° giugno 2021 

La vasca non è ancora finita: intervista a Raoul Bova
Raoul Bova durante la conferenza stampa, ft.©RosannaCalò18MCFF

Si è appena conclusa la conferenza stampa del 18° Monte-Carlo Film Festival de la Comédie. Lui indossa un completo estivo grigio chiaro e sta rispondendo al microfono di Maurizio di Maggio. Io aspetto il mio turno in piedi, con il cellulare incastrato nel treppiede. Sto per intervistare l’attore di oltre 40 film e 30 fiction tra le quali Buongiorno mamma! andata in onda in TV proprio sino a giovedì scorso. Tocca a me. Mi sembra quasi normale passare dallo schermo televisivo alla realtà, perché Raoul Bova è esattamente come appare in televisione: bello, rassicurante e gentile. 

Talmente gentile, che vedendomi in difficoltà, posiziona lui correttamente il mio telefonino col quale lo sto registrando senza inquadrarlo. Entusiasta del suo intervento tecnico e sperando di aver avviato la registrazione, gli confesso di aver pensato di fargli una domanda alla quale però lui ha già risposto durante la conferenza stampa. Ezio Greggio infatti gli ha domandato del bacio con la cantante Madonna avvenuto, per uno spot pubblicitario, nel 1999. Percepisco che non gli interessa parlare di questo argomento frivolo da Sex and the city, quindi passo subito alla domanda sul festival del quale lui è, per questa edizione, il presidente di giuria.

C.V.: Le tematiche dei film selezionati quest’anno vertono sui rapporti familiari ed i sogni. Quanto sono importanti la famiglia ed i sogni per un attore?

R.B.: Sono tutto. I sogni sono quelli che ti danno le storie, che ti fanno immaginare. È il mondo nel quale rifugiarti per stare bene, è il tuo intimo e credo che spesso le favole più belle sono quelle che non sono del tutto non realizzabili. Soprattutto è bello raccontarle al cinema, storie che potenzialmente potrebbero essere vere, che potrebbero succedere. Quelle sono le storie che preferisco.

C.V.: Tra gli innumerevoli ruoli interpretati quale corrisponde di più al vero Raoul?

R.B.: Per un attore non c’è un ruolo preferito, ci sono storie che ti piacciono di più perché magari le sognavi da bambino, ma a livello professionale devi amare tutto quello che fai e metterci sempre una parte di te, una parte che racconti del tuo vissuto. Anche se il personaggio è diverso prende tuttavia vita con la tua anima, con i tuoi sentimenti. È molto curioso interpretare personaggi diversi da te, perché vivi una vita che non avresti mai vissuto e questo è un privilegio, una fortuna. Emotivamente ciò ti può disorientare ed è importante avere dei principi.  La famiglia è importante anche per questo, occorre infatti avere delle basi solide perché a volte si può rimanere affascinati dal personaggio che si interpreta e c’è il rischio di non uscirne più.

C.V.: Mi sono sempre chiesta, guardando le scene romantiche o erotiche di un film, se l’attore pensa a cosa penserà di quella scena il proprio partner a casa.Tu pensi a cosa penserà la tua compagna mentre reciti?

R.B.: No. Non potrei fare l’attore. Chi guarda il film percepisce la verità delle situazioni, riesce a capire se c’è timidezza, rigidità o paura, anche perché se non c’è chimica tra i due attori si capisce. Quindi è importante convincersi che in quel momento si sta provando veramente un sentimento. Questo è il lavoro che ho scelto di fare. Non penso che sia un bacio o una scena davanti a 10 operatori, o più, che possa compromettere un rapporto, anche perché quelle sono le scene più difficili, occorre fare attenzione infatti al profilo, alle luci e sicuramente non sono scene molto naturali.

C.V.: Ho letto, anzi divorato il tuo libro Le regole dell’acqua e in veste di ex-nuotatrice, agonista nei lontani anni ‘80, mi ci sono identificata ed ho fatto miei molti tuoi pensieri. Quale sarà la tua prossima gara?

R.B.: Ho già iniziato la mia prossima gara. Il mio obiettivo è di poter trovare sempre delle storie affascinanti, belle che ti permettano di scavare dentro alle cose che non hai scavato sino ad oggi. Tenere viva quell’emozione e gli occhi che devono guardare come quelli di un bambino. E scoprire sempre cose nuove, fin quando ti cala il velo delle ovvietà, del superficiale… A quel punto vuol dire che non ci sono più metri da percorre, quindi la vasca è finita. 

Di quest’intervista ricorderò il suo garbo, lo sguardo azzurro e sognante mentre rispondeva, la bella e profonda dedica che mi ha fatto sul suo libro, del suo stupore quando gli ho dato una copia del mio dicendogli che il personaggio maschile si chiama Raul e del fatto che non mi sono fatta neanche un selfie con lui!

Cristina Veronese, scrittrice collabora con MonteCarloin
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Cristina Veronese, a volte scrittrice, a volte blogger. Attenta osservatrice di social media, donne e relazioni amorose che diventano argomenti per le sue storie su blog e settimanali femminili. Con uno dei suoi racconti ha vinto anche un concorso letterario nazionale. Dal 2016 collabora con MonteCarloin, per il quale con brio scrive racconti, attualità culturali e interviste. Il 14 febbraio 2018 è uscito il suo primo romanzo intitolato È infinita, lo sento.