L’ambiente, la protezione del pianeta, degli oceani e delle varie specie è al centro dell’attualità in questi giorni a Monaco. Dalla sessione dell’IPCC alla Giornata di Pulizia delle città, Monaco è impegnato su più fronti.
Una migliore comprensione del comportamento dei mammiferi marini e dei pericoli che li minacciano è una delle grandi sfide nella protezione degli oceani per i quali si mobilita il Principato di Monaco. E’ in questa prospettiva che la Société des Explorations de Monaco, la Fondazione Principe Alberto II (FPA2), sostengono una missione di studio dei movimenti di alcune specie nel Mediterraneo. La missione sostenuta anche dall’Accordo per la conservazione dei Cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e dell’area atlantica (ACCOBAMS), si concentra sui cetacei che possono immergersi in grandi profondità come capodoglio, balene, e delfini di Risso.
Per l’operazione si avvale di due grandi droni di superficie lunghi circa 20 metri che percorreranno più di 2.200 chilometri lungo la corrente ligure da metà settembre a metà dicembre. Da Tolone a Genova, passando per la Corsica e le Isole Baleari. Queste navi da laboratorio autonome registreranno i segnali acustici emessi dai cetacei ma anche l’inquinamento acustico causato dalle attività umane. Una visita a Monaco avrà luogo alla fine di settembre, all’inizio della missione, e a metà dicembre, cioè al termine.
La missione coordinata da Bertrand de Lesquen, direttore della rivista Marine & Océans, è posta sotto la supervisione della gestione operativa di Fabien de Varenne, progettista dei droni della Sphyrna e sotto la direzione di Direttore scientifico, professor Hervé Glotin dell’Università di Tolone. Una dozzina di scienziati a turno saliranno a bordo di un catamarano che accompagnerà i droni per garantire il corretto svolgimento della missione e
analizzare i dati raccolti durante i tre mesi della missione.
I droni sono dotati di diversi idrofoni ad alte prestazioni che permettono la localizzazione in 3D di mammiferi marini in un raggio di 6 chilometri e fino a 2.000 metri di profondità. È di sicuro una prima importante perché non è mai stato effettuato uno studio “mobile” su un’area così vasta.
Innovativi, autonomi, puliti, questi droni hanno un brillante futuro per le spedizioni scientifico-marittime.