Questo oggi alle 14, la Direttrice del CHPG, Benoîte de Sevelinges, ha convocato una conferenza stampa telefonica. Con lei il primario di pneumologia, dottor Christophe Perrin e il primario di pronto soccorso professor Yann-Erick Claessens.
Tutti hanno risposto alle numerose domande con grande chiarezza. Ogni giornalista si è messo al posto dei lettori per cercare di porre quelle domande che tutti vorremmo fare. La prima questione ha riguardato ovviamente quanti sono i ricoverati per il Covid19 e quanti sono in terapia intensiva? La risposta del dottor Perrin è stata chiara: “Abbiamo due pazienti in terapia intensiva. Uno solo è colpito dal coronavirus. L’altro aveva altri problemi, soffre di una polmonite venuta a causa dell’influenza stagionale. Il reparto di pneumologia è diventato il reparto Covid19, vi sono ricoverati una decina di pazienti che sono monitorati e curati, sulla base di protocolli che sono usati ormai in tutti gli ospedali. Tra alcuni giorni apriremo una seconda unità. I posti in terapia intensiva sono 25“. La direttrice del CHPG, per una questione di privacy non ha voluto svelare né l’età dei pazienti né il loro sesso.
Per quanto riguarda i test qual è la vostra strategia e avete ricevuto le mascherine? Risponde la direttrice CHPG Benoîte De Sevelinges: “I test sono esaminati sempre al CHU di Nizza per chi è, seguendo il protocollo, ricoverato perché si è aggravato. Per tutti coloro che svolgono attività di servizio pubblico l’esame è inviato a Parigi. Abbiamo anche tre unità di automazione ma non le possiamo ancora usare fino a quando l’autorità sanitaria francese non avrà approvato i reagenti da utilizzare e sembra che riceveremo l’autorizzazione entro i primi giorni di aprile. Abbiamo ricevuto 40 mila mascherine chirurgiche e 20 mila normali. Il carico ordinato dal governo e fermo in Cina è stato sbloccato. Il quantitativo che abbiamo ricevuto ora basterà per circa 2/3 settimane”.
Perché non testate tutta la popolazione del Principato, per essere sicuri di aver isolato tutti i casi positivi? Risponde il professor Claessens: “A questo punto dell’epidemia servirebbe a poco testare tutti. Abbiamo una quindicina di tamponi alla settimana da usare per testare le persone che vengono ricoverate con sintomi gravi. Il 60% della popolazione è venuta o verrà a contatto con il virus e lo eliminerà con l’isolamento e le misure igieniche, che sono fondamentali, come lavare bene le mani. Per noi sarà più interessante il dopo epidemia, testare con esami sierologici chi è stato colpito dal virus e non solo per una questione di statistiche ma soprattutto per una questione immunologica se ci fosse un’altra epidemia“.
Qual è la procedura perché una persona sia ricoverata? Risponde il professor Claessens: “Il paziente che telefona, dopo essere diagnosticato via telefono, se i sintomi sono lievi, come accade nella maggioranza dei casi deve restare a casa, non uscire per nessun motivo. Se ha febbre tenerla abbassata con la tachipirina. Se invece il paziente ha la febbre che sale molto e problemi respiratori, allora viene portato in ospedale. Al pronto soccorso abbiamo creato una zona dedicata a pazienti colpiti da Covid19, che sono visitati, viene eseguito un bilancio sierologico ed una Tac dei polmoni. Quindi decidiamo se il paziente sale in reparto o se può essere curato a casa.”
In cosa consiste la cura in ospedale? Usate come ha chiesto il Conseil National l’idrossiclorochina? Risponde il dottor Perrin: “Il pericolo viene dalla respirazione. Quindi diamo l’ossigeno, la tachipirina e per abbassare la carica virale l’idrossiclorochina e l’antibiotico azitromicina. Sia chiaro che questa non è una cura fai da te. Sono decisioni che prendiamo collegialmente. In reparto abbiamo infettivologi, pneumologi, interventisti, anestesisti. Sulla questione dell’idrossiclorochina dobbiamo però specificare alcune cose. Purtroppo a tutt’oggi non ci sono basi scientifiche che provino che questa medicina sia efficace per il Covid19. Il collega francese l’ha testato su 25 pazienti, non è un risultato scientifico. Ora possiamo dire che questa medicina di per sé abbassa la carica virale, per esempio per la malaria, ed è un anti-infiammatorio usato contro le malattie auto-immuni come l’artrite reumatoide, quindi potrebbe sfiammare i polmoni. Voglio insistere che non sono medicine che possono essere acquistate su internet e usate a proprio piacimento perché potrebbero causare seri danni se non se ne ha bisogno“.
Avete una finestra di previsione per Monaco, per quando arriverà il picco epidemiologico? Risponde il professor Claessens: “Secondo le autorità sanitarie francesi, il picco del Covid19 nella regione PACA (comprende la Costa Azzurre, quindi vi è inserito anche il Principato) dovrebbe arrivare tra il 1° e il 15 aprile. Abbiamo avuto il tempo necessario per prepararci. La terapia intensiva è pronta, il personale anche, siamo pronti a passare al funzionamento d’urgenza. Abbiamo diversi ventilatori polmonari. Speriamo di essere in grado di accogliere tutti all’arrivo di un volume importante di pazienti. L’Italia si è mossa molto bene, primo Paese toccato, non era facile, sono stati pronti a chiudere tutto e per noi questo è stato un aiuto fondamentale a contenere l’arrivo del virus e li ringraziamo. Speriamo che ora l’isolamento monegasco e francese contribuisca a non farci prendere d’assalto dal virus. Di tutte le persone a cui abbiamo effettuato i test, non abbiamo identificato nessun italiano ma solo frontalieri francesi positivi al test“.
I medici sono stati d’accordo nel dichiarare che questo virus è comunitario e l’unico mezzo per appiattire il picco dell’epidemia è la quarantena. Bisogna evitare l’arrivo in ospedale di troppa gente ma che i malati arrivino poco a poco, per poter curare tutti allo stesso modo. C’è anche forse una nuova speranza, lanciata dall’OMS, riguarda il fatto che l’epidemia sta arrivando solo ora nell’emisfero sud del pianeta, se fosse così potremmo pensare che forse la stagione potrebbe giocare a nostro favore.
Volete dire qualcosa alla popolazione?Rispondono d’accordo i medici: “Lo slogan lanciato da operatori sanitari francesi di cui facciamo parte. SIAMO QUI PER AIUTARVI, STATE A CASA PER AIUTARCI, SOLO COSÌ POTREMO CONTENERE L’EPIDEMIA!”