“La cultura è un’apertura verso il futuro e può cambiare le prospettive.” Con queste parole, la presidentessa dell’Associazione Dante Alighieri di Monaco, Grazia Soffici, introduce l’evento, portato da Chicco Agnese, dedicato alla duplice nomina di Bergamo e Brescia a Capitale della Cultura Italiana 2023.
Quattro gli ambasciatori d’eccezione che sono stati invitati nel Principato per parlare delle proprie città.
L’attore Giorgio Pasotti è il primo protagonista della serata ad apparire con grande solennità sul palco. Legge le parole dello scrittore e filosofo svizzero-tedesco Hermann Hesse che nel 1913 visitò Bergamo, scolpendo una delle descrizioni più affascinanti della città lombarda. Immagini artistiche in bianco e nero di Bergamo scorrono alle spalle dell’attore. La sapiente lettura e le note musicali che l’accompagnano creano emozioni intense nel pubblico in sala, attento e coinvolto.
Terminata la lettura, Pasotti si allontana dal leggio econ enfasi, parladella sua città al pubblico. Ricorda da piccolo l’odore dei panifici di Bergamo e descrive le quattro porte della città Alta che introducono alla magia, delle campane che scandiscono ore e mezz’ore, della sensazione di un tuffo nel passato percorrendo le vie. L’attore è orgoglioso di essere bergamasco e ricorda il dolore provato durante la recente tragedia del 2020. Un dolore imploso, perché durante gli attimi più drammatici lui si trovava a Roma e da lontano ci si sente ancora più impotenti. “Bergamo – continua Pasotti – è una culla che dà serenità ed emozioni forti“. Proprio nella sua città ha diretto il suo primo film da regista: Io, Arlecchino, unico film dedicato alla maschera conosciuta in tutto il mondo che rappresenta vizi e virtù dell’uomo. L’attore conclude il suo intervento con una frase: “Perché le radici sono importanti”, tratta dal film premio Oscar La grande bellezza, film nel quale recitava il ruolo di Stefano. “Perché – spiega Pasotti – ritornare nella propria città è come ritrovare le proprie radici!”.
La documentarista ed architetta Valeria Cagnoni è la seconda protagonista della serata. È di Bergamo e da 22 anni viaggia nel mondo in motocicletta. Ha visitato 81 paesi, documentati dalla strada, dove gli odori, le luci, i colori e anche gli imprevisti sono nutrimento. Durante i viaggi ha trovato evasione, libertà, arte e spiritualità. Le immagini proiettate alle sue spalle mostrano terre esotiche e progetti di solidarietà in Africa e Tibet grazie ai quali l’assistenza medica è arrivata in luoghi dove non c’era. Anche l’autrice di documentari televisivi ricorda la sofferenza e l’angoscia di Bergamo durante il Covid, ma anche della tenacia della sua città e della voglia di rinascita. Le immagini proiettate sono ora quelle della sua città. “La strada è ancora lunga, -proclama l’architetta – ma la cultura fa parte della cura ed il patrimonio artistico di Bergamo è fatto di meravigliosi dettagli“. Un viaggio verso il futuro, un viaggio verso il cambiamento.
Fabio Bosatelli Omar Pedrini
Il terzo protagonista dell’evento è l’imprenditore bergamasco Fabio Bosatelli, impegnato nel mega progetto di sviluppo immobiliare Chorus Life, un modello di città dove tre generazioni potranno presto vivere, socializzare e crescere condividendo lo stesso spazio. Al centro di questo progetto, del quale sono proiettate le immagini mentre l’oratore parla, ci sono le persone e quindi le piazze, gli spazi aperti e la volontà di migliorare la vita delle persone usando anche la digitalizzazione e l’ecosostenibilità.
La volontà di rinascita con la restituzione di un quartiere industriale bonificato alla città con arena, piazze, residenze, centro congresso, hotel, area benessere, centro medico, palestra ed un palazzetto dello sport. Un investimento di 400 milioni che produrrà un beneficio per la città di 1 miliardo ed innumerevoli posti di lavoro. L’imprenditore conclude l’intervento augurandosi che questo progetto diventi un esempio. Un esempio di quello che si può fare per attenuare la paura della solitudine e del buio.
Sul palco c’è sin dall’inizio una sedia, un microfono ed una chitarra.
È giunto il momento dell’intervento del quarto protagonista della serata, ovvero il cantante e compositore bresciano Omar Pedrini. Dal palco la sua voce, accompagnata solo dalla sua chitarra, ipnotizza il pubblico con la canzone Sole spento. E la frase della canzone: “Col pensiero tu stammi accanto” mi accompagna a lungo nei pensieri. L’unico rappresentante di Brescia, dopo gli applausi per l’intensa interpretazione del brano scelto per il testo, ovvero un inno alla volontà e alla voglia di vivere dell’autore, racconta con entusiasmo al pubblico la sua città, della quale scorrono immagini del patrimonio artistico. Brescia, la Leonessa d’Italia, definizione di Giosuè Carducci che volle per sempre definire il coraggio leonino con cui la città si battè durante l’insurrezione delle Dieci Giornate nel 1849. I bresciani sono conosciuti per il trasporto al sacrificio, alla resistenza e alla resilienza. Brescia è una città pragmatica, con la cultura del lavoro. “Gente rude e spigolosa, ma entrare nel cuore di un bresciano è per sempre”, confida il cantante che è stato ideatore e direttore artistico del Brescia Music Art, un festival di dialogo tra le arti.
Pedrini consiglia di visitare non solo la sua città, ma tutta la bella provincia che la circonda. Descrive poi la singolarità di Brescia: due duomi nella stessa piazza, uno medievale ed uno rinascimentale. E continua descrivendo l’eleganza veneziana della piazza della Loggia, l’austerità della Piazza della Vittoria che sembra un quadro di De Chirico e poi il Foro Romano, la Vittoria alata simbolo della città ed il Museo di Santa Giulia che racchiude tesori come la preziosa croce del re longobardo Desiderio. Omar Pedrini racconta poi della resilienza di Brescia contro gli artigli del Covid. Vive a Milano da 20 anni, ma Brescia lo insegue ovunque. Le radici dei bresciani, orgogliosi ma semplici, hanno valori profondi. Purtroppo un’intera generazione è scomparsa a causa del Covid e con lei parte di queste radici. È l’anno della capitale della cultura ma la cultura non è la migliore delle qualità della sua città, ecco perché questo è un grande onore, prosegue il compositore, uno stimolo perché la cultura è un’arma che ci permette di capire. Lui, insegnante al Master in Comunicazione Musicale per la Discografia e i Media all’Università Cattolica di Milano, cerca di insegnare proprio questo: intelligere. La gente solo capendo può crescere. Cita poi Umberto Eco: “Chi legge avrà vissuto 5000 vite.” Pedrini spera che dopo i festeggiamenti per la nomina, Brescia sia stimolata alla cultura per fare crescere proprio i giovani. Questo bisogno di rinascita, espresse nella canzone di inizio, è ribadito in quella che ha scelto per il finale del suo intervento. Impressioni di Settembre, scritta da Mogol nel 1971 per la Premiata Forneria Marconi, è infatti un inno alla natura e ad un elemento che hanno in comune bergamaschi e bresciani: la nebbia.
Il pathos creatosi in sala durante la magistrale interpretazione è palpabile e le immagini dei video di Omar Pedrini che vengono proiettate sublimano questo momento magico. Che serata!