Al Museo Oceanografico, in presenza di S.A.S. il Principe Albert II, l’IPCC ha adottato il rapporto speciale su Oceano e Criosfera in pieno cambiamento climatico
S.A.S. il Principe Albert II insieme ai relatori dell’IPCC, Ft.S.Danna/Direc.Com. R.Calcagno, direttore del Museo Oceanografico, Hoesung Lee, presidente dell’IPCC, il Principe, S. Royal, B.Fautrier vice-presidente FPA2, M.P.Gramaglia Ministro dell’Ambiente
Ha diffuso questa mattina il suo rapporto l’Ipcc, il Comitato Scientifico sul Clima dell’Onu, dedicato a oceani e ghiacci. Per la prima volta nella storia dell’IPCC, l’oceano si identifica come una grande sfida del cambiamento climatico: una grande vittoria per la Ocean and Climate Platform e i suoi membri che, alla COP 21, hanno sostenuto attivamente, insieme a Monaco, Francia e Cile, la necessità che l’IPCC produca questo Rapporto Speciale nell’ambito del suo sesto ciclo di valutazione.
« Parlare di cambiamenti climatici senza l’oceano significa dimenticare il cuore stesso della macchina climatica » spiega Françoise Gaill, CNRS, Vicepresidente della Piattaforma Oceano e Clima.
L’oceano è al centro del sistema climatico globale. Assorbe più del 25% della CO2 emessa ogni anno dall’uomo nell’atmosfera e fornisce il 50% dell’ossigeno prodotto sulla terra. Assorbe inoltre oltre il 90 per cento del calore derivante dalle emissioni di gas a effetto serra (GHG), limitando così il riscaldamento dell’aria che respiriamo e svolgendo così un ruolo essenziale nella regolazione del clima.
Più di 3 miliardi di persone dipendono dalle risorse alimentari e proteiche che fornisce e più di un quarto vive in un raggio di 100 km dalla costa.
Per la piattaforma Oceano e Clima si tratta di un passo cruciale: le interazioni tra oceano e clima sono oggetto di un inventario molto dettagliato delle conoscenze disponibili fino ad oggi in ambito scientifico. Questo nuovo rapporto evidenzia chiaramente la biodiversità marina, che non è mai stata riconosciuta prima d’ora come una componente importante del sistema climatico globale, i servizi forniti dagli ecosistemi costieri e marini a tutta l’umanità e la loro vulnerabilità al cambiamento.
La causa del riscaldamento globale, gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini. Lo scioglimento dei ghiacciai montani metterà a rischio le forniture idriche e le coltivazioni. Lo scrive il rapporto dell’IPCC. « La perdita di massa globale dei ghiacciai, la fusione del permafrost e il declino nella copertura nevosa e nell’estensione dei ghiacci artici è destinata a continuare nel periodo 2031-2050, a causa degli aumenti della temperatura di superficie, con conseguenze inevitabili per straripamenti di fiumi e rischi locali« , si legge nel rapporto.
Alla fine l’oceano si sta riscaldando ad un ritmo crescente, il livello del mare sta aumentando più velocemente delle precedenti previsioni. L’oceano sta perdendo ossigeno; ogni fenomeno osservato sia nell’oceano che nella criosfera comprende soglie di cambiamenti bruschi, che diventano, nel tempo, irreversibili e irreversibili.
Il fattore umano sembra ora essere essenziale. Mentre la particolarità di questa relazione è quella di osservare le conseguenze dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi costieri e marini, la relazione offre per la prima volta una visione globale dei vari cambiamenti che avranno il maggiore impatto sulle società umane. In totale, più di un quarto degli abitanti del mondo è direttamente minacciato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici sull’oceano e sulla criosfera. Le zone costiere ospitano il 28% della popolazione mondiale, l’11% dei quali vive a meno di 10 metri sul livello del mare e quasi il 10% della popolazione mondiale vive nell’Artico o in alta montagna.
Il punto centrale resta quello di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica: devono essere ridotte almeno 45% entro il 2030. Purtroppo le stime di riduzione sono pessimistiche a causa dell’incapacità dei governi, soprattutto dei grandi Paesi che più inquinano e che fanno finta di non sentire, di prendere decisioni e portarle a termine.
Il prossimo appuntamento per i politici, ricercatori ed esperti sarà dal 2 al 13 dicembre a Santiago del Cile con la COP25, dove si spera di trovare delle azioni che portino progressi. Tema della COP in Cil sarà: Un oceano in buona salute, un clima protetto.